Gallerie d’Italia - Palazzo Zevallos Stigliano Via Toledo 185, Napoli"Scugnizzo Danise" Jazz
All’interno della rassegna : All’ora che volge il disio
Produzione Associazione Talenti VulcaniciDanise - pianoAntonio Di Costanzo - doblue bassGianluca Brugnano - drums Saravà vuol dire "forza che muove la natura". Quella forza che ha illuminato Danise durante il suo viaggio in Amazzonia e che trasformato la composizione del nuovo disco in un viaggio spirituale. Sa-ra-và, infatti, in portoghese significa "Salve" e in latino "Ave" ma nelle culture afro-brasiliane ha un significato ancora più profondo ed è utilizzato come mantra: Sa indica la Forza e Dio; Ra, Regnare e Movimento; Và è Natura ed Energia. Sul piano di Danise diventa poesia. Dieci composizioni originali che seguono una ricerca musicale raffinata, capace di fondere tradizione classica (come "La mia villanella", rivisitazione delle canzoni profane apparse per la prima volta a Napoli nel XVI secolo), jazz mediterraneo ("Shunya Tango Mediterraneo"), sperimentazioni strumentali (in "Araliya" con la rammer drum, variazione napoletana della hang drum ma fatta di rame, di "ramm", appunto), ballate melodiche (la nostalgica "Partenope tra le onde"), l’energia folkloristica (in "’E ’Ca Tarantella" accompagnato al basso da Massimo Moriconi, musicista storico di Mina, con cui ha collaborato a quasi 30 album dal 1983), atmosfere del lontano Brasile (come in Saravà, il brano che dà il nome al disco e che vede la partecipazione della cantante Mbarka Ben Taleb). Saranno inoltre eseguiti brani della tradizione napolerana e brani pop rivisitati. Danise dimostra che la distanza con Napoli e con le percussioni africane che compongono la struttura ritmica dell’intero disco, è soltanto fisica. E quindi trascurabile. Quando si siede al piano ripete il suo personale mantra: "Quando l’anima sullostrumento è sincera, l’emozione risuona allo stesso modo in qualunque parte del mondo".Danise è nato a Napoli a pochi passi dalla stazione Centrale. In un rione, le Case Nuove, che negli anni è stato il regno di clan feroci. È cresciuto nei vicoli dove tuttora vive e da ragazzino si è trovato, come tanti in quella zona,davanti a un bivio: entrare nel "sistema" (come è chiamata la camorra a Napoli) o salvarsi. Così si è aggrappato alla sua zattera in mezzo alle onde, un pianoforte scoperto già a 6 anni. Studiava la musica e intanto faceva il cameriere dove capitava. Un giorno, neppure 15enne, stava lavorando in un circolo nautico quando qualcuno gli ha chiesto di lasciare il vassoio e mettersi al piano per intrattenere i presenti. Tra loro c’era anche Roberto De Simone, il grande compositore e fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Capisce che Danise ha talento e lo indirizza verso una maestra che segnerà per sempre la sua vita. Da quel momento non lascia più la musica, si diploma al Conservatorio di Napoli e intanto suona in giro per l’Europa con alcuni dei jazzisti più importanti: Billy Hart, Renaud Garcia-Fons, Eddie Gomez, Massimo Moriconi. Ma da bravo scugnizzo non dimentica la strada, così crea il progetto "Danise on the road": porta il pianoforte nelle piazze di Napoli e suona il jazz tra la gente comune. È un successo enorme. È in questo modo che si guadagna il titolo di "scugnizzo del jazz". Vince premi, tra cui il "Waltex Jazz Competition" che nel 2009 gli permette di pubblicare il primo disco "Immaginando un trio".Restando "on the road" arriva in Brasile, dove nel 2016 suona in diverse città e dove torna con una tournée a marzo 2017 per presentare il nuovo disco "Saravà", uscito il 10 febbraio per l’etichetta Full Heads. Il linguaggio di Danise è internazionale, per questo è stato invitato oltre che in Brasile (unico italiano) in Messico per un ciclo di tre Master Class in cui parlerà del jazz e della tradizione musicale napoletana. In quei giorni - 21 al 29 giugno - sarà inoltre impegnato in una serie di concerti per Saravà. Ad oggi detiene il brand "Made in Naples" ottenuto dal Comune il riconoscimento di eccellenza partenopea. Saravà, il potente mantra con cui affronta anche la sua campagna #occupypiano, una sorta di resistenza musicale: suonare ovunque ci sia un pianoforte libero (in stazione, in un locale, per strada...) e anche dove non si può (con iPad allo stadio o con un cellulare in aereo, per esempio). Dappertutto, compreso nei vicoli di casa sua dove continuano a sparare e a morire.